Appunti di Latino: Versioni

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icon11  view post Posted on 1/2/2009, 19:01
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Allora XD io in primis sono una che appena può si cerca le versioni di latino giò tradotte, quindi ho pensato, perchè non metterne alcune qui sul sito? possono essere utili un pò a tutti no? okay cominciamo XD

Iniziamo XD
Gli sfaccendati a Zonzo per Roma (Seneca)
Circumcidenda concursatio, qualis est magnae parti hominum domos et theatra et fora pererrantium: alienis se negotiis offerunt, semper aliquid agentibus similes. Horum si aliquem exeuntem e domo interrogaueris: "Quo tu? quid cogitas?" respondebit tibi: "Non mehercules scio, sed aliquos uidebo, aliquid agam." 3 Sine proposito uagantur, quaerentes negotia, nec quae destinauerunt agunt, sed in quae incucurrerunt. Inconsultus illis uanusque cursus est, qualis formicis per arbusta repentibus, quae in summum cacumen et inde in imum inanes aguntur. His plerique similem uitam agunt, quorum non immerito quis inquietam inertiam dixerit. 4 Quorundam quasi ad incendium currentium misereberis: usque eo impellunt obuios et se aliosque praecipitant, cum interim cucurrerunt aut salutaturi aliquem non resalutaturum aut funus ignoti hominis prosecuturi, aut ad iudicium saepe litigantis, aut ad sponsalia saepe nubentis, et lecticam assectati quibusdam locis etiam tulerunt. Dein, domum cum superuacua redeuntes lassitudine, iurant nescire se ipsos quare exierint, ubi fuerint, postero die erraturi per eadem illa uestigia.

Traduzione
Il correre qua e la deve essere ridotto, quale è alla maggior parte degli uomini che corrono verso le case i teatri e le piazze. si offrono di occuparsi degli affari degli altri, sembra che abbiano sempre qualcosa da fare.
Se tu avrai chiesto a qualcuno di loro che esce di casa <<dove vai? cosa pensi di fare?>> Lui ti risponderà <<per Ercole, non lo so, ma non me ne preoccupo, vedrò qualcuno, farò qualcosa>>
Vagano senza nessun proposito, ricercano gli affari, né fanno le cose che hanno stabilito, ma le cose nelle quali si sono imbattuti. è insensata e vana la loro corsa, quale quella delle formiche che si arrampicano su per gli alberi, che vanno su fino alla cima e poi di nuovo giù in basso senza frutto: in modo simile a queste conducono la loro vita molte persone, per le quali non senza motivo qualcuno parlerebbe di inoperosità inquieta.
Quasi ti dispiacerà di coloro che corrono come verso un invendio, fino al punto che urtano le persone che corrono, e fanno cadere loro stessi e gli altri. Quando talvolta corroro, o per salutare qualcuno che non ricambierà il saluto, o accompagnano il funerale di un uomo sconosciuto, o al processo di un uomo che litiga spesso o al matrimonio della moglie che si sposa spesso, edopo aver seguito la lettiga, in alcuni luoghi l'hanno persino portata; quindi, tornando a casa con la loro stanchezza inutile, giurano che non sanno loro stessi perché sono usciti, dove siano stati, già pronti il giorno dopo a girovagare su quegli stessi passi.



Agguato di Clodio a Milone (cicerone)
Cum sciret Clodius - neque erat difficile cognitu - iter necessarium esse Miloni ad Lanuvium municipium1 ante diem tertium decimum Kalendas Februarias, Roma pridie profectus est ut ante suum fundum2 Miloni insidias collocaret. Hic, contra, cum in senatu fuisset illa die usque ad horam decima quoad senatus est dimissus, domum venit, calceos et vestimenta mutavit, paulisper, dum se uxor comparat, domi moratus est. Deinde paenulatus Lanuvium cum uxore et ancillarum puerorumque comitatu profectus est. Obviam ei in itinere venit Clodius expeditus, in equo, ante fundum suum, sub vesperum. Statim in Milonem complures cum telis impetum faciunt de loco superiore, raedarium occidunt, Milonem ipsum aggrediuntur,qui, cum de raeda desiluisset, strenuissime se defendit.

Traduzione
Sapendo Clodio - poichè non era difficili da conoscere - che A milone fosse necessario un viaggio fino alla città di Lanuvio 13 giorni prima delle calende di febbraio. Partì da Roma il giorno prima, affinchè collocasse le trappole prima del suo territorio.
Questo al contrario, essendo stato in senato quel giorno fino all'ora decima, finchè il senato non fu sciolto, venne a casa, cambiò i vestiti e le scarpe, ed aspettò per un pò in casa, mentre la donna si cambiava. Quindi, avvolto in un mantello, partì verso Lanuvio, con la moglie ed un gruppo di ancelle e fanciulli. Incontro a lui, nella strada venne Clodio, spedito in sella ad un cavallo, davanti al suo territorio, di sera.
Subito molti fanno un attacco con le frecce a Milone da un luogo più alto, uccidono il cocchiere e assalgono lo stesso Milone, che essendo saltato giù dalla carrozza si difendeva molto valorosamente.



Achille nascosto nell'isola di Sciro
Thetis Nereis,quia certe sciebat Achillem filium suum,si ad Troiam iisset(se fosse andato a T.r.o.i.a), ibi necatum iri commendavit eum in insulam Scyron ad regem Lycomedem. Rex Achillem inter suas virgines filias habitu feminei servabat,nomine mutato.Achivi autem resciverunt ibi adulescentem occultari et ad regem legatos miserunt eum repetentes.Rex autem negavit eum apud se esse,sed potestatem eis fecit ut in regia quaererent (=di cercarlo nella nella reggia).Sed Graeci eum invenire non poterant (=potevano).Tum callidus Ulixes in regio vestibulo munera feminea posuit,et in iis etiam clipeum et hastam,et subito tubicinem iussit canere armorumque crepitum et clamore facere.Achilles,putans iam hostes adventare,statim vestem muliebrem dilaniavit atque clipeum et hastam arripuit.Ex hoc cognitus est suamque operam Argivis promisit.

Traduzione
Teti Nerea, sapendo che suo figlio Achille, che aveva avuto da Peleo, se fosse andato a Troia, in quel caso sarebbe morto, lo consegnò al re Licomede, nell'isola di Sciro. Quello lo nascondeva tra le figlie, con un abito femminile, il nome cambiato.
Infatti le ragazze lo nominarono Firra, poichè aveva i capelli biondi, e biondo in greco si diceva Firro. Allora i greci, essendo venuti a sapere che lui era stato nascosto, mandarono dal re Licomede degli oratori, che chiedessero di mandarlo in aiuto ai Danai. Il re, avendo negato che quello era in sè, dimostrò la forza di lui, affinchè lo cercassero nel palazzo.
Non potendo capire quale fosse delle ragazze, Ulisse collocò all'ingresso del palazzo un dono femminile, nel quale si trovavano uno scudo e una lancia, e subito dà il segnale del combattimento. Achille, distrusse le vesti delle donne e prese lo scudo e la lancia. Da ciò fu scoperto e promise i suoi servigi ai Greci e ai soldati Mirmidoni.


Lucrezia
Sextus Tarquinius, dum Collatinus Ardeam obsidet, in domum eius venit, ubi benigne acceptus est. Cum post cenam in hospitale cubiculum deductus esset, postquam sopiti omnes videbantur, amore ardens, stricto gladio, ad dormientem Lucretiam venit sinistraque manu mulieris ore oppresso <<tace - inquit - Sextus Tarquinius sum, ferrum in manu teneo. Morieris, si emiseris voce>>. Cum pavida mulier mortem imminentem videret, tum Tarquinius coepit fateri amorem suum, orare, miscere precibus mina, versare muliebrem animum. Ubi obstinatam videbat et ne mortis quidem terrore inclinari, addit ad metum dedecus et ait se apud eam occisam servum iugulatum positurum esse ut in sordido adulterio necata diceretur. Quo terrore obstinatam pudicitiam vicit.

Traduzione
Tarquinio Sesto, per tutto il tempo che Collatino assediava la città di Ardea, andò nella casa di lui dove venne trattato benignamente.
Essendo stato condotto nella camera degli ospiti dopo cena, dopo che tutti apparivano addormentati, ardente d’amore, con la spada in pugno, andò da Lucrezia addormentata, e tappata la bocca della donna con la mano sinistra disse:<< Fai silenzio, sono Tarquinio Sesto, tengo in mano una spada. Se emetterai un grido morirai>> Vedendo la donna spaventata della morte imminente, in quel momento Tarquinio iniziò a confessarle il suo amore, a pregare ad unire le minacce alle preghiere e a sconvolgere l’animo femminile.
Vedendo che la donna era ostinata e non era piegata neppure dal terrore della morte, aggiunse la minaccia di disonore alla paura, e disse cge egli avrebbe posto un servo sgozzato presso di lei uccisa, affinchè si dicesse che era stata uccisa durante uno sporco adulterio. Con quel terrore vinse l’ostinato pudore.



Inizio della guerra tra Cesare e Pompeo
Caesar, paucos dies Romae moratus, cum cognovisset Pompeium in Apuliam fugisse et ex Brundisii portu paucis ante diebus Dyrrachium traiecisse, qui aptissimus portus in Epiro est, eum insequendi rationem ( il progetto ) impraesentiarum omisit et in Hispaniam imminenti vere proficisci constituit. Statuitigitur peditatum per Alpes ipse ducere, equitatum cum cibariis trium mensium classe traicere. quare municipiis omnibus imperat ut intra viginti dies naves conquirant deducendas ( da condurre ) Brundisium. Eodem temporemittit in Sardiniam insulam cum legione una Valerium legatum; in Siciliam, quam Cato cum Pompeianis obtinebat, Curionem, quem iubet exercitum inde in Africam traducere intra menses duos. Sardiniam iam sex menses obtinebat Marcus Cotta, qui, priusquam illuc Valerius perveniret, Carali, ex urbe Sardiniae opulentissima, a civibus eiectus est. Ille, perterritus quod omnes civitates consentire ( essere d'accordo ) sentiebat , ex insula Sardinia in Africam provinciam profugit.

Traduzione
Cesare, fermatosi pochi giorni a Roma, avendo saputo che Pompeo era fuggito in puglia e si era trasferito pochi giorni prima dal porto di Brindisi a quello di Durazzo, e che è un porto fortissimo in Epiro.
Per il momento abbandonò il progetto si inseguire quello e stabilì di partire per la spagna nella primavera prossima. Allora stabilì di condurre egli stesso la fanteria attraverso le alpi, di Trasferire la cavalleria con il cibo di tre mesi per l’esercito.
Perciò ordina a tutte le città di raccogliere le navi da condurre a brindisi entro venti giorni. Nello stesso tempo manda il luogotenente Valerio nell’isola della Sardegna con una sola legione. In Sicilia, che Catone otteneva con i Pompeiani, manda curione al quale ordina di condurre l’esercito da lì all’africa entro due mesi. Marco Cotta, che prima che Valerio arrivasse li fu cacciato dai cittadini da Carale, città ricchssima, occupava la sardegna da sei mesi.




Per ora posto solo queste @___@ devo trovare il testo della versione su internet e poi scrivere di mio pugno la traduzione (non sempre quelle che si trovano su internet sono attendibili) corretta da un insegnante. Quindi abbiate pazienza eh XD

NON LASCIATE COMMENTI, SCRIVERE SOLO SE AVETE UNA VERSIONE DA AGGIUNGERE

Edited by » v i r g y - 1/2/2009, 19:29
 
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Ronnachay94
view post Posted on 19/2/2009, 22:05




L'oracolo a Delfi
Est Delphis clarum Apollinis templum, ubi deus per Pythiam veridica responsa edit. In templo magna auri et argenti copia est: nam Graeci Delphicum oraculum valde colunt et deo opimas victimas immolant et splendida dona praebant. Phoebus etiam ludis athletarum honoratur, praemia victoriae coronae laureatae sunt. Fama clari oraculi ad barbaros quoque pervenit: nam Croesus, Lydorum tyrannus, cum Persis bellum parat, Delphos cum amplis et opulentis donis legatos mittit. Legati de bello oraculum consulunt, ambigua responsa Pythia redit. Sed Croesus, gloriae bellicae avidus, divina monita neglegit ac temere proelium committit: itaque Lydorum copiae a Cyro, Persarum domino, vinculantur et regnum Croesi deletur.

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Traduzione letterale
A Delfi è famoso il tempio di Apollo, dove il dio emette responsi veritieri tramite Pizia. Nel tempio vi è una grande abbondanza di oro e di argento: infatti i Greci onoravano molto l’oracolo Delfico e sacrificano al dio ottime vittime e gli offrono splendidi doni. Anche Apollo è onorato durante i giochi degli atleti, i premi della vittoria sono le corone ornate di alloro. La notizia dei famosi oracoli giunse anche presso i barbari: infatti Creso, tiranno della Lidia, quando prepara la guerra contro i Persiani, manda i legati a Delfi con abbondanti e ricchi doni. I legati consultano l’oracolo sulla guerra, Pizia diede loro un ambiguo responso. Ma Creso, bramoso di gloria militare, non ascolta gli avvertimenti divini e sconsideratamente attacca battaglia: così le truppe della Lidia sono fatte prigioniere da Ciro, signore dei Persiani, e il regno di Creso viene distrutto.
 
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view post Posted on 26/4/2009, 14:38
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Orfeo ed Euridice
Orphea Threicium tradunt peritissimum cithara canendi fuisse et paene illius artis inventorem. In qua tanto excellebat ut canendo feras et saxa ipsa arboresque commoveret et secum per campos Thraciae traheret. Cum autem Euridices, coniunx eius, dum in prato vagatur, morsu aspidis, qui in herba latebat, mortua esset, Orpheus, nullum solacium tanti desiderii inveniens, ad Inferos descendit ut miseram coniugem recuperaret. Cantu mirabili Adem ipsum movit, qui ei dulcem Euridicem reddidit hac lege: ne, dum ad Superos redit, eam respiceret priusquam aedem viventium attingeret. Quod se facturum esse promisit. Iam ad portas inferi regni pervenerat, cum coniugis videndae desiderio resistere nequivit. Tunc horribili monitu(di questa parola nn sono sicuro,poiche la fotocopia nn si legge bene comunque di sicuro con -onitu,quindi dovrebbe essere monitu) intremuerunt inferna regna et ipsa evanuit ceu fumus in auras, dum miser cantor adstupet.
Septem menses totos illum perhibent iacuisse sub rupe apud desertum Strymonem, dulcis Euridicis nomen invocans, veniente et decedente die, quoad Bacchae nocturnis orgiis eum dilaceraverunt eiusque membra per undas fluminis sparserunt.


Traduzione
Tramandano che Orfeo di Tracia fosse espertissimo nel suonare ka cetra e quasi autore di quella stessa arte. Il quale eccelleva tanto, che cantando commuoveva le fiere, i sassi e gli stessi alberi, e li attirava con se attraverso i campi della Tracia.
Poichè Euridice, moglie di lui, morì mentre vagava in un prato, morsa da un serpende che si nascondeva nell'erba.
Orfeo, che non trova conforto da tanto desiderio, scese negli inferi affinchè recuperasse la povera moglie.
Con un meraviglioso canto commosse lo stesso Ade, che gli tornò la sua dolce Euridice, ad una condizione. Che non la guardasse prima di raggiungere il mondo dei vivi. Il quale promise che lo avrebbe fatto. Era già giunto alle porte degli Inferi quando non resiste al desiderio di vedere la moglie. Allora il regno infernale inizia a tremare di un orribile suono e quella sparì come il fumo in aria ed il misero cantore di ferma.
Narrano che egli per sette mesi interi si lamentò sotto una rupe presso il deserto Strimone, invocando il nome della dolce Euridice, mentre il giorno nasceva e moriva, finchè le baccanti nelle orge notturne lo fecero a pezzi e sparsero le sue membra tra le onde del fiume.
 
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view post Posted on 2/9/2009, 16:54
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Alcuni re dell'antichità (Cornelio Nepote)

Testo in latino:ex iis, qui dominatum imperium tenuerunt, longe excellentissimi fuerunt Persarum Cyrus et Dareus, quorum uterque privatus virtute regnum est adeptus. Prior horum apud Massagetas in proelio, fortissime pugnans, cecidit; Dareus senectute diem obiit supremum. Tres sunt praeterea reger eiusdem gentis, memoria digni:Xerxes et duo Artaxerxes, Macrochir cognomine et Mnemon. Xerxis maxime est illustre quod (il fatto che) quam maximis exercitibus terra marique bellum intulia Graeciae. Alter autem amplissimi pulcherrimique corporis formam habuit eamque incredibili ornavit virtute belli: namque illo Perses nemo manu fuit fortior. Ex Macedonum autem gente duo reges multo ceteros antecesserunt: Philippus et Alexander, quorum prior a Pausania, cum spectatum ludos iret, occisus est; alter Babylone morbo consumptus est. Si****rum longe nobilissimus fuit Dionysius senior. Nam et manu fortis et belli peritus fuit, minime libidinosus, non luxuriosus. Fuit tamen dominationis cupidior et in omnes crudelior quos dominationi suae insidiatiores putaret.

Traduzione

Tra questi, quelli che tennero l'impero in dominazione, furono di gran lunga i più meritevoli tra i Persiani Ciro e Dario, dei queli in particolare uno dei due ottenne il regno per virtù. Il primo di questi presso i Messageti in combattimento, combattendo strenuamente, morì; Dario morì di vecchiaia. Tre sono specialmente (reger) di questa gente, degni di memoria: Serse e due Artaserse, Macrochiro di cognome e Memnone. Serse è il più illustre per il fatto che portò guerra con grandi eserciti per mare e per terra alla Grecia. L'altro invece ebbe un aspetto del corpo grandissimo e bellissimo e lo completava con incredibile virtù di guerra: infatti nessun persiano fu più forte di quello per mano. Tra il popolo dei macedoni due re superarono di gran lunga gli altri: Filippo e Alessandro, dei quali il primo da Pausania, essendo andato come spettatore ai giochi, fu ucciso, l'altro morì a Babilonia per malattia. Il signore più nobile dei siciliani fu Dioniso: Infatti fu forte di mano e esperto in guerra, per niente desideroso, non lussurioso. Tuttavia fu desideroso di potere e riteneva crudeli tutti coloro che insidiavano al suo potere.
 
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view post Posted on 4/9/2009, 11:15
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I Romani, popolo attivo e giusto (Sallustio)

Atheniensium res gestae-sicut ego aestimo- satis amplaemagnificaeque fuerunt, verum(avv) aliquanto minores quam fama. Sed quia floruerunt ibi scriptorum magna ingenia, per terrarum orbem Atheniensium facta pro maximis celebrantur. At populo Romano numquam scriptorum excellentium copia fuit, quia prudentissimus quisque maxime negotiosus erat, ingenium nemo sine corpore exercebat, optimus quisque facere quam dicere malebat. Igitur domi militiaeque optimi mores colebantur: concordia maxima, minima avaritia: ius bonumque apud eos non legibus magis quam natura valebant. Duabus his artibus, audacia in bello, aequitate in pace, rem publicam curabant. Quarum rerum ego haec maxuma documenta habeo: quod in bello saepius puniti sunt qui iniussu ducis in hostem pugnaverant quam qui signa relinquere aut loco cedere coacti erant.

Traduzione

Le gesta degli Ateniesi, a mio parere, furono davvero nobili e magnifiche, nondimeno alquanto inferiori alla loro fama. Ma poiché là fiorirono scrittori di grande ingegno, le azioni degli Ateniesi sono celebrate in tutto il mondo come se fossero le più grandi. Così il valore di coloro che compirono le grandi imprese è considerato tanto grande quanto le illustri menti furono in grado di esaltarlo con le loro parole. Al contrario per il popolo Romano non ci fu mai tale risorsa, poiché tutti gli uomini più dotati d'ingegno erano i più impegnati nella politica attiva; nessuno esercitava la mente tralasciando il corpo; tutti gli uomini migliori preferivano agire piuttosto che parlare e che le loro nobili imprese fossero lodate da altri piuttosto che narrare quelle altrui. Allora in pace e in guerra si coltivavano i buoni costumi, la concordia era al massimo grado, l'avidità al minimo; la giustizia e l'onestà presso di loro valevano non tanto per le leggi quanto per la natura. Con queste due abilità: l'audacia in guerra, la giustizia in pace, si curavano dello stato. Io di queste cose ho come massime prove questi fatti, ovvero che in guerra ci si vendicò più spesso contro coloro che avevano combattuto i nemici (andando) contro a un ordine, piuttosto che coloro che erano stati costretti a disertare o ad abbandonare la posizione.
 
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view post Posted on 4/9/2009, 11:49
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Sosta prima di una campagna militare

Hannibal, Sagunto capto, Carthagixiem Novara in hibernà hiemandi causa concedit et, partitis divenditisque reliquiis praedae, Hispani generis milites convocat. « Vos, sodi, inquit ipsí cernitis, pacatis omnibus Hisparuae populis, aut finiendam no bis militiam exercitusque dimittendos aut in alias terras transferendum bellum: ita enim Hispaniae gentes non pacis solum sed etiam victoriae fructibus fruentur, si ex aliis gentibus praedam et gloriam faciendi opportunitatem quaeremus. Itaque, cum longius a domo instet militia incertumque sit quando domos vestras et, quae cuique
cara sunt, visuri sitis, si quis vestrum suos invisere vult, commeatum dono. Primo vere vos adesse iubeo ut, diis bene iuvantibus, bellum ingentis gloriae praedaeque futurum incipiamus ». Omnibus visendi domos oblata potestas fuit. Per totum tempus hiemis quiescendo renovaverunt corpora animosque ad omnia de integro patienda.

Traduzione (togliete le parti in più)

Dopo aver espugnato Sagunto, Annibale si ritirò a Cartagine , per passare l'inverno e, dopo aver diviso e venduto ciò che restava del bottino di guerra, chiamò a raccolta i soldati di razza ispanica, e disse: «Alleati, voi stessi capite che, una volta sottomessi tutti i popoli della Spagna , non ci resta che porre fine alla campagna militare congedando gli eserciti o trasferire la guerra in altre regioni.
Così, del resto, i popoli della Spagna godranno dei frutti non solo della pace, ma anche della vittoria, se coglieremo l’opportunità di procurarci bottino e gloria a scapito di altri popoli.
Pertanto, poiché si prospetta una campagna militare piuttosto lontano da casa e dato che è incerto quando rivedrete le vostre case, se qualcuno desidera rivedere i propri cari, concedo una licenza.
Vi ordino di ripresentarvi per l’inizio della primavera, in modo che, cominciamo una nuova guerra».
La possibilità offerta di rivedere le dimore era molto gradita quasi a tutti, oramai pieni di nostalgia per i propri cari e consapevoli di una ancor più lunga assenza per il futuro.
Per tutta la durata dell’inverno, essi ritemprarono corpo e animo col riposo, allo scopo di sopportare di nuovo ogni (tipo di impresa). All’inizio della primavera, tutti si ritrovarono come stabilito, pronti ad affrontare una nuova guerra.
 
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view post Posted on 8/9/2009, 19:24
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Modi vessatori di Verre (Cicerone)

Cum signum Dianae,quod erat apud Segestanos summa religione,Verres praetor vidisset,quasi illa face,quam statua manu dextra praeferebat,percussus esset,flagrare amentia atque cupiditate eam possidendi coepit.Imperat magistratibus civitatis ut eam demoliantur et sibi dent.Nihil sibi gratius esse ostendit.Illi vero dicebant sibi id nefas esse seseque summa religione et summo metu legum et iudiciorum teneri. Cum Verres nihilo remissius arque etiam(anzi) multo vehementius instaret quotidie,res agitur in senatu Segestanorum. Itaque illo tempore denegatur et vehementer ab omnibus reclamatur(si grida contro).Postea Verres quidquid erat maximi oneris in frumento imperando Segestanis imponebat,aliquanto amplius quam pro eorum opibus(possibilità).Praeterea magistratus eorum convocabat;optimum quemque et nobilissimum ad se arcessebat;singillatim unicuique se calamitati fore denuntiabat,universis se funditus eversurum esse illam civitatem minabatur.Itaque aliquando,multis malis maioreque metu victi,Segestani praetoris imperio quam celerrime parendum esse decreverunt.

Traduzione

Dopo che il pretore vide la statua di Diana, che era nella più alta venerazione presso i Segestani, come se fosse stato colpito da quella fiaccola, che la statua reggeva con la mano destra, prese ad ardere dalla follia e dal desiderio di possederla. Comanda ai magistrati della città di farla scendere e di darla a lui; fa vedere che nulla era più gradito. Però quelli dicevano che per loro quello era un sacrilegio e che essi si mantenevano nel massimo rispetto e nel massimo timore delle leggi e delle sentenze. Poichè Verre insisteva in modo per niente più mite e anzi ogni giorno con maggior veemenza, la cosa fu discussa nel senato dei Segestani. Pertanto in quel moneto gli è rifiutato e gli si grida contro da parte di tutti con violenza. In seguito Verre, nel chiedere ai Segestani sul frumento, imponeva tutto quello di onere, parecchio di più rispetto alle loro possibilità. Inoltre convocava i loro magistrati; richiamava a sé tutti i più autorevoli e celebri; minacciava che avrebbe rovesciato interamente dalle fondamenta quella città. Perciò alla fine, vinti dai molti mali e da una paura maggiore, i Segestani decisero che si doveva ubbidire il più velocemente possibile al comando del pretore.
 
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kfz versicherung vergleich
view post Posted on 28/10/2010, 07:27




I am doing research for my college thesis, thanks for your brilliant points, now I am acting on a sudden impulse.

- Kris
 
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